Ricordi d'infanzia
|
Cosio, la via di casa. |
Sono certa di non essere l'unica persona che ha lasciato nel suo cuore uno spazio dedicato ad un luogo speciale. Spesso, rifrequentando gli stessi luoghi, magari collegati all'infanzia, riusciamo quasi a provare le stesse sensazioni di allora e tutto intorno diventa sfumato e piacevole. Personalmente ho la fortuna di poter ricordare tempi e sensazioni felici proprio andando in un paese magico e "stregato" dove, quasi per caso, abbiamo ancora una piccola casa. Tutto cambia ed anche quella casa, è diversa da come ancora la ricordo, è stata ristrutturata, ma le finestre, la situazione e le strade, sono sempre "quelle".
Ogni anno, per un periodo di villeggiatura in montagna, venivo affidata ad una nonna (che poi non lo era veramente, essendo la seconda moglie di mio nonno). La cosa importante è che, con la mia "Nonna Pina" io ci stavo sempre molto bene. Mi portava in un paese piccolissimo, dove lei stessa aveva trascorso parte della sua vita. Mi raccontava un sacco di frottole su quel paese, legate alla presenza delle "masche" altrimenti dette "streghe" e ovviamente, tutto questo alimentava la mia fantasia e rendeva avventuroso un soggiorno che di "avventura" non ne prevedeva proprio. Tutto era regolare e cadenzato, io mi sentivo accudita e al centro dell'attenzione di una sequela di anziani parenti di quella donna apparentemente schiva.
|
Cosio, la casa fra i tetti |
Mi svegliava il rumore dei carri che salivano dalla "Confraria" e iniziavo la giornata in attesa che si compissero quelle strane magie che la nonna e la sua anziana nipote Rosa, annunciavano. Ovviamente di streghe non ne ho mai viste, ma tutto poteva accadere, fra scalinate di pietra e costruzioni vetuste. Le storie si intrecciavano, raccontate da voci diverse e gli echi le rimbalzavano sulle mie finestre. Gli abiti della gente avevano il colore della terra e quel modo arcaico di parlare mi convinceva di essere in un paese straniero.
|
Cosio, lavatoio della Confraria |
Le cose della giornata avvenivano in un susseguirsi festoso e divertente, fra le sciocchezze dette da Rosa, a suo fratello, mentre usciva di casa per andare in comune (visto che era il sindaco) e mia nonna, che dal piano di sotto rincarava la dose.
Ridevo, di quei finti diverbi, costruiti ad arte, come su di un palcoscenico occasionale, dove l'unico spettatore ero io e la scena mi si costruiva intorno. I pochi abitanti, del paese di pietra, sapevano che eravamo arrivate e nelle serate la casa si riempiva di gente e fra risate, musica e varietà, si faceva mezzanotte.
|
Cosio, la via del latte |
|
Campanile dell'oratorio |
Quel paese, quasi disabitato, si ripopola in estate, quando tutti quelli che ho conosciuto bambini, ritornano a vivere in case e strade. Organizzano ogni anno "La festa delle erbe" abbelliscono le scalinate di pietra e gli angoli diroccati, con fiori ed essenze locali, preparano le povere specialità dei pastori di un tempo e riempiono ancora le strade di suoni. Momenti brevi, realtà effimere, per quella realtà, destinata a vivere nel ricordo con chi mi voleva bene: parenti ed amici, italiani e francesi, che allietavano quelle belle serate d'estate, vive nel mio cuore.
|
Cosio, via IV Novembre |
Cosio d'Arroscia è un paese magico, pieno di fantasia e di antiche "masche" che fanno dondolare le mele rosse sulla stufa rovente, annodano le briglie che trattengono i muli alla posta e fanno diventare le pecore, talmente lunghe, da impedire ai viandanti di proseguire il cammino. Non ci credevo, ma mi piaceva fingere che fosse vero.
Nessun commento:
Posta un commento