Il mio "San Cròu"
A questo proposito, da bambina, mi ero fatta tutta una serie di congetture su questa ricetta, che ogni tanto compariva sulla nostra tavola, ma forse è meglio che non vi stia a raccontare che, per farmi mangiare, la mia mamma era obbligata a raccontarmi delle storie... A quello strano sapore, forte per me, corrispondeva questo racconto: << Durante la guerra, c'era un "presidio tedesco" dove cucinava una cuoca italiana, Marietta, alla quale i soldati chiedevano di preparare anche ricette del loro paese, dettagliando e spiegando come realizzarle.>> Verità o fantasia, chi mal capisce peggio ripete, il nome di quel piatto in Italia è diventato San Crau, con la netta divisione tra le due parole, forse per dare un barlume di "santità" all'insieme del tutto profano. Tradotto nel nostro dialetto il Santo è diventato "Cròu" anche perchè è simile a "cou" nome ligure del cavolo. Scusandomi per la divagazione, riprendo la ricetta, solitamente si preferisce usare la verza, nonostante in Alto Adige, per la fermentazione, sia trattato il cavolo cappuccio.
Il risultato è stato favoloso. Ovviamente devono piacere il cavolo, l'aceto e la salsiccia, magari toscana. Per il gusto italiano, sarà ottimo un qualsiasi insaccato nostrano, fresco e speziato, oltre ai salsicciotti tedeschi...Ovviamente!
Il sapore dell'insieme sarà sicuramente migliore, ma il piatto risulterà più grasso.
Possiamo aggiungere il cavolo alle salsicce cotte separatamente e il nostro fegato sicuramente ci ringrazierà. Prima di togliere dal fuoco, aggiungo anche due cucchiai di senape dolce, aggiusto di sale, rigiro bene il tutto e sistemo, sopra al cavolo, le mie salsicce (cotte e scolate).
Questa volta ho accompagnato i miei "finti crauti" ai salsicciotti bavaresi, portati da Hute, sono quelli che si trovano a comperare anche qui, forse analoghi, in tutti i supermercati...
Non si direbbe, ma questo piatto non rimane eccessivamente pesante; sicuramente il sapore è forte, deciso e inconfondibile, come la cultura tedesca che, grazie ai racconti di mia madre, leggo tuttora, fra le righe, in questa bella ricetta...
Chi non gradisce la senape, può aggiungere ancora un po' di pepe e colorare come meglio crede; in cucina e sulla tavola, particolarmente, servono colore e fantasia...
Lo preparo piu' o meno cosi', la ricetta me l'ha data mia suocera che e' piemontese, non metto la senape e l'aceto non piace a tutti, un piatto molto gustoso, bella la storia che ti raccontava tua madre, cari saluti!!Laura.
RispondiEliminaGrazie Laura dei tuoi commenti, la cucina piemontese e quella ligure spesso si sovrappongono, ci separa soltanto una linea sottile... Per le storie che rimangono associate ai sapori e bene o male, ci accompagnano per tutta la vita, ci sarebbero tante cose da dire. Spero in cuor mio che anche per i miei figli rimangano piacevoli ricordi, da associare alle cose, per renderle meno banali. Cosa vuoi, sono fatta così. Ciao
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