Caduto dal nido
Oggi,
sentendo frusciare tra le foglie degli alberi, ho intravisto una piccola
sagoma alata che spiccava il volo; in un attimo ho ricordato una grande
sorpresa, riservatami anni fa dalla sorte, proprio nel mio giardino:
In un caldo
pomeriggio, trovai a terra un tenero uccellino, arruffato e ancora un
po' spiumato. Doveva essere appena caduto dal suo nido, che
però, nonostante gli sforzi, non fui capace di trovare. Forse era nascosto
tra le fronde alte delle numerose roverelle, o in qualche cavità dei
tronchi.
Se lo
avessi lasciato dov'era caduto, avrebbe sicuramente fatto qualche brutto
incontro, non essendo ancora in grado di volare, anche perché, in quegli
anni, il mio giardino era frequentato da numerosi gatti.
Raccolsi
il piccolo trovatello, con mille attenzioni, avendo il terribile
timore di poterlo ferire involontariamente. Era davvero
piccolo, leggerissimo e morbido, particolarmente dove era ancora ricoperto dalla peluria che
caratterizza i pulcini.
Una
volta portato in casa, ebbi cura di ricreargli una sorta di nido nel
fondo di una gabbietta, servita anni prima per i canarini, quindi, dopo qualche ricerca, preparai
una pappa adeguata, per poterlo sfamare.
Era una Cinciallegra (Parus major) e lo battezzai "Pascino" fortunatamente si abituò subito ad essere sfamato tramite una cannuccia tagliata, che utilizzavo per simulare il becco della sua mamma. Mangiava e cresceva a vista d'occhio.
Nel giro
di una decina di giorni il suo piumaggio era decisamente cambiato,
non era più arruffato come il giorno del ritrovamento, ma aveva delle
belle piume, morbide sul petto e sul dorso, rigide e composte sulle
ali e sulla coda.
Incominciava a fare prove di volo, planando in discesa da tavoli, sedie e postazioni rialzate.
Molto presto, non
saprei dire neanche io come, imparò tutte le tecniche fondamentali
del volo, era sorprendente vederlo svolazzare in casa, da un
lampadario all'altro, inseguendomi di stanza in stanza, e in giardino,
da una fronda all'altra, spesso mimetizzato tra le foglie, ma senza
allontanarsi mai troppo, per ritornare, dopo numerosi giri, sul dito
della mia mano o sulla mia spalla.
Ovviamente
nelle sue attività non potevano mancare momenti di relax al sole, ma
anche "bagnetti" per pulire il suo bel piumaggio, bastava mettergli a
disposizione un piattino con un pochino d'acqua e lui pensava a fare
tutto da solo; accovacciandosi e tirandosi l'acqua sulla
schiena, direttamente con le sue ali.
La sua permanenza nella mia vita fu breve, una ventina di giorni, ma molto intensa; era davvero di compagnia e pieno di vitalità, ma come la natura vuole, lui doveva far la sua vita sugli alberi, tra cespugli e siepi con i suoi simili. Raggiunta la piena indipendenza, le nostre strade si divisero.
Nessun commento:
Posta un commento