Zia Marta inverno

Zia Marta inverno

giovedì 17 ottobre 2013

Un'amico alato

Caduto dal nido

Oggi, sentendo frusciare tra le foglie degli alberi, ho intravisto una piccola sagoma alata che spiccava il volo; in un attimo ho ricordato una grande sorpresa, riservatami anni fa dalla sorte, proprio nel mio giardino: 
In un caldo pomeriggio, trovai a terra un tenero uccellino, arruffato e ancora un po' spiumato. Doveva essere appena caduto dal suo nido, che però, nonostante gli sforzi, non fui capace di trovare. Forse era nascosto tra le fronde alte delle numerose roverelle, o in qualche cavità dei tronchi. 


 
Se lo avessi lasciato dov'era caduto, avrebbe sicuramente fatto qualche brutto incontro, non essendo ancora in grado di volare, anche perché, in quegli anni, il mio giardino era frequentato da numerosi gatti.
Raccolsi il piccolo trovatello, con mille attenzioni, avendo il terribile timore di poterlo ferire involontariamente. Era davvero piccolo, leggerissimo e morbido, particolarmente dove era ancora ricoperto dalla peluria che caratterizza i pulcini.

Una volta portato in casa, ebbi cura di ricreargli una sorta di nido nel fondo di una gabbietta, servita anni prima per i canarini, quindi, dopo qualche ricerca, preparai una pappa adeguata, per poterlo sfamare.

Era una Cinciallegra (Parus major) e lo battezzai "Pascino" fortunatamente si abituò subito ad essere sfamato tramite una cannuccia tagliata, che utilizzavo per simulare il becco della sua mamma. Mangiava e cresceva a vista d'occhio. 

Nel giro di una decina di giorni il suo piumaggio era decisamente cambiato, non era più arruffato come il giorno del ritrovamento, ma aveva delle belle piume, morbide sul petto e sul dorso, rigide e composte sulle ali e sulla coda. 

Incominciava a fare prove di volo, planando in discesa da tavoli, sedie e postazioni rialzate. 



Molto presto, non saprei dire neanche io come, imparò tutte le tecniche fondamentali del volo, era sorprendente vederlo svolazzare in casa, da un lampadario all'altro, inseguendomi di stanza in stanza, e in giardino, da una fronda all'altra, spesso mimetizzato tra le foglie, ma senza allontanarsi mai troppo, per ritornare, dopo numerosi giri, sul dito della mia mano o sulla mia spalla.







Ovviamente nelle sue attività non potevano mancare momenti di relax al sole, ma anche "bagnetti" per pulire il suo bel piumaggio, bastava mettergli a disposizione un piattino con un pochino d'acqua e lui pensava a fare tutto da solo; accovacciandosi e tirandosi l'acqua sulla schiena, direttamente con le sue ali.







La sua permanenza nella mia vita fu breve, una ventina di giorni, ma molto intensa; era davvero di compagnia e pieno di vitalità, ma come la natura vuole, lui doveva far la sua vita sugli alberi, tra cespugli e siepi con i suoi simili. Raggiunta la piena indipendenza, le nostre strade si divisero. 

Quando sentivo il suo cinguettare, sapevo che lui doveva essere nascosto su qualche albero del mio giardino, a nutrirsi e a vivere la sua vita selvaggia. 





 

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